Pievi diocesane – Archeologia

Nell’area di circa 10 Km. attorno al centro della diocesi si trovano le pievi di Bollate e Bruzzano a Nord, di Segrate e Mezzate ad Est, di Cesano e di Trenno ad Ovest e Sud-Ovest.

Nel primitivo periodo cristiano (compresi i tempi di sant’Ambrogio) la cattedrale era l’unica chiesa centrale, a cui tutti dovevano convenire per i riti essenziali. Allora il Vescovo, per le regioni più distanziate, provvedeva a far sorgere altre diocesi che ovviassero alle eccessive distanze.

Il vescovo Ambrogio dal 330 al 337 svolse una potente opera di propulsione del cristianesimo. Con la sua mentalità di funzionario imperiale, pensò, in modo da stroncare ogni possibilità di sviluppo dell’eresia ariana, a strutturare la sua vastissima diocesi preoccupandosi dei gangli vitali più importanti. Sotto di lui sorge a Nord la diocesi di Como, di cui Ambrogio consacra il primo vescovo san Felice, mentre a Sud provvede alla costituzione della diocesi di Laus Pompeia, consacrandovi vescovo san Bassiano. Nell’ambito del nuovo assetto religioso la saggezza di Ambrogio, consona al tradizionale orientamento romano, rispettava l’assetto amministrativo precedente, senza alterare strutture linguistiche ed etniche.

Nel secolo seguente ad Ambrogio, con gli stessi criteri tradizionali si provvide al frazionamento della diocesi milanese, che andava lentamente cristianizzandosi e che era ancora immensa, nonostante le diverse giovani diocesi periferiche. Ecco che, soprattutto nelle zone più distanziate, sorgono le pievi, strutturate a somiglianza della città: una chiesa centrale con il Battistero a cui convergevano tutti i fedeli dei diversi vici per essere battezzati.

È con questi criteri che va studiato il problema delle origini delle pievi. Le più antiche devono essere state perciò tra le più distanziate da Milano (Arcisate, Arsago, Cannobbio, Castrate, Corbetta, Missaglia, Porlezza, Varese).

Queste premesse ci fanno notare che le pievi che circondano il centro diocesano, mancano di indizi di antica origine e di antica documentazione.

Si tratta di pievi che hanno una distanza come già detto di non oltre 10 Km. da Milano, con un’estensione a volte perfino insignificante (Mezzate), con un santorale più recente, ed in cui mancano antichi battisteri.

Un unico opuscolo, trovato sulla Pieve di Bollate [1], cita un preposto nel 1176, un secondo preposto nel 1254. Uno studio recente [2]ricorda il prete Attone “de Hordine ecclesiae et plebe S.Martini de loco Bolate” in un documento del 1092. Nel suo ambito territoriale, fin dalla più remota antichità, venivano a trovarsi alcuni territori di Affori e di Novate Milanese. L’oratorio di San Mamete si insedia nella Pieve di Bollate nel X secolo.

Il Vigotti[3] cita un contratto di vendita, datato 1011, in cui è nominato un “benedictus presbiter ecclesie S. Marie de Brutiano”. Nella bolla di Eugenio III del 1149, in cui sono elencate e riconosciute le proprietà dei canonici della cattedrale milanese, figura anche un “bulzanum”. Viene perciò da pensare che il titolo stesso della pieve possa essere collegato con la cattedrale invernale cittadina di Santa Maria Maggiore che insieme alla cattedrale estiva di Santa Tecla e al Battistero di San Giovanni alle Fonti formavano il complesso episcopale su cui nel XIV secolo sorse il Duomo.

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